Finalmente si parla di libri di scuola!

Finalmente si parla di libri di scuola!

Antonella Capetti, nel suo articolo, ha sicuramente ragione quando con fastidio constata che la parola più strillata nei libri di testo negli ultimi tempi sia “facilitazione“.

Proviamo però ad andare oltre il rimpianto per la complessità perduta.

Negli ultimi anni abbiamo visto i libri di testo gonfiarsi, riempirsi di informazioni e concetti non sempre adatti all’età dei lettori con una corsa insensata all’anticipazione. Spesso usando un linguaggio orgogliosamente inaccessibile (quanto talvolta poco corretto) davvero poco rispettoso dei veri destinatari del libro.

E allora il risultato evidente (e sotto gli occhi di tutti) è stato un progressivo arretramento della capacità di comprensione, l’abitudine indotta a studiare senza capire. Con l’ulteriore conseguenza che sono sempre di meno i ragazzi che possono accedere a una lettura autonoma del testo.
Ecco allora che per reazione scoppia la “moda della facilitazione”.

Ma qui si presenta un doppio equivoco:
non è facilitazione tornare a dei testi pensati, costruiti e scritti per i ragazzi, ma semplice buon senso;
e non tutte le facilitazioni sono uguali: banalizzare e fare una traduzione appiattita del libro di testo non è certo un’operazione utile.

La facilitazione dovrebbe essere un modo per accompagnare i ragazzi verso la conquista di una sempre maggiore complessità di pensiero e autonomia nello studio.

E di questo davvero ci piacerebbe discutere.

 

Ill. di Aurélie Grand, tratta da Giancretino ed io, di Vincent Cuvellier.